Nella scorsa celebrazione della “Giornata della Memoria”, si è svolta la solenne cerimonia in Prefettura per la consegna da parte del prefetto Alfonso Pironti, della medaglia d’onore al nostro concittadino Sante Clemente, presenti il sindaco dott. Giuseppe Laddomada e il presidente del Consiglio, Francesco Luccarelli.
Un riconoscimento previsto dalla L. 27 dicembre 2006 n. 296 ai cittadini italiani sia militari che civili deportati o internati nei lager nazisti, destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale.
“La mia storia – ricorda Clemente – comincia il 21 agosto 1943 quando sono stato chiamato alle armi dall’Esercito Italiano con destinazione Banne (Triste) e sono entrato a far parte del 5° Reggimento Genio Alfieri. Tutto procedeva bere fino, all’arrivo dei militari tedeschi il 9 settembre 1943 i quali catturarono tutto il reggimento, per poi ripartire l’ 11 settembre. Da semplice militare diventai prigioniero e fui internato nel campo di concentramento Stalag IV C tra il 15 e il 16 settembre e mi fu attribuita la matricola, n°232753 di cui ne ho un ricordo ben visibile poiché, ho tatuato tale numero sul braccio destro. In attesa dei vari smistamenti militari tedeschi rasarono i capelli e disinfettarono tutti i prigionieri, senza darci del cibo, infatti l’unica cosa che si riusciva a recuperare era del tè amaro. La mia permanenza li fu di 20-25 giorni e poi fui trasferito in Cecoslovacchia al campo di Laddovitz in provincia di Dux andando a lavorare alla stazione di Bilin distante 9 Km. Il nostro pranzo comprendeva 300g. di pane, 70g. di patate e in alternanza barbabietole secche o carote. Il comportamento doveva essere ottimo per non incorrere alle torture dei tedeschi; ricordo ancora uno schiaffo datomi da un soldato tedesco senza aver fatto nulla. Rimasi lì sino al 25 aprile del 1945 quando mi trasferirono in Germania. Il mio lavoro era quello di scavare le trincee al fronte e lo feci fino all’ 8 maggio 1945, giorno dell’armistizio”.
“Così – ricorda ancora commosso il nostro concittadino – ricominciai a camminare, come del resto tutti quanti per 15 giorni fino all’arrivo in Cecoslovacchia, poi presi il treno sino ai confini dell’Austria da dove raggiungemmo a piedi la città di Linz. Una sera, prima del tramonto, militari russi ubriachi e armati di mitra mi catturarono insieme a tutto il gruppo, facendoci camminare un po’ fino a quando decisero di farci dormire. Il giorno dopo ci fecero una domanda ben precisa: “o rimanete con noi, o andate con i militari americani”. Noi tutti decidemmo di passare dall’altra parte e io restai con gli americani per 40 giorni. Partii da Linz il 24 giugno 1945 col treno e giunsi a Modena, per poi ripartire alla volta di Taranto. Era, il 29 giugno 1945 giorno del ritorno a casa e finalmente potetti riabbracciare i miei genitori e tutta la mia famiglia”.
“Dopo aver passato dei momenti di paura – conclude l’illustre insignito – posso ritenermi fortunato ad essere ritornato a casa (soltanto 10.000 su 40.000 Ndr) perché molta altra gente innocente come me non ha avuto la fortuna di riuscirci avendo perso la vita al fronte”.
Fonte: Michele Annese