Marco Travaglio conquista Crispiano

Grande successo di pubblico per la venuta a Crispiano del più scomodo dei giornalisti italiani in attività, Marco Travaglio. Venerdì scorso il Teatro Comunale è stato gremito all’inverosimile, con tanta gente rimasta in piedi lungo i due lati e sui balconcini della piccola struttura di Piazzetta Casavola. Circa 250 gli spettatori presenti all’interno, a cui si aggiungono l’altra centinaia che non è riuscita ad accaparrarsi in tempo il ticket ed è stata costretta a seguire lo show del piemontese sul maxischermo all’esterno. L’ospite fisso della discussa trasmissione Rai “Annozero”, salito sul palco sulle note di Aida di Rino Gaetano, è stato presentato dalla brillante coordinatrice dell’evento Gabriella Bonino. Con lei sul palco l’avvocato Nicola Russo, l’organizer Meetup ‘Amici di Beppe Grillo’ Federico Catucci e il presidente della Pro Loco di Crispiano Egidio Ippolito. Per quasi due ore e mezza il giornalista e scrittore ha incantato gli astanti, venuti per l’occasione da tutta la regione, ha strappato applausi e in alcuni casi ha tenuto dei veri e propri botta e risposta con l’uditorio più acceso. Il tema della serata era ‘Giustizia e legalità’, il terreno più fertile per il piemontese, quello su cui ha incentrato buona parte della sua attività di denuncia. Queste le parole con cui ha esordito: “Venire a parlare di legalità a Taranto è facile e, d’altra parte, avete voi da insegnare a me”. Prevedibile l’affondo sulla situazione ambientale jonica, tra l’altro oggetto di un lavoro del torinese ormai sempre più showman. Interessante è stato notare in sala la presenza di alcuni personaggi politici locali. “Dire che la giustizia in Italia non funziona è un parere del tutto soggettivo”: questa frase ironica ha aperto un’ampia parentesi sulla legge blocca processi che “il premier ha fatto fare per bloccare la sua sentenza in arrivo”. Inutile ribadire che il bersaglio più grosso delle invettive “travagliesche” sia stato, come sempre, proprio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il suo governo, ma pesanti mazzate non sono state risparmiate nemmeno all’attuale opposizione definita con il termine di “diversamente concordi”. Un Travaglio che è apparso pessimista (“i modelli della giustizia e dell’informazione che hanno in mente sono addirittura peggiori di quelli attuali”) e arrabbiato (“vogliamo continuare ad andare avanti con il sorriso sulle labbra o vogliamo cominciare a incazzarci?”) e che ha illustrato qual è, a suo parere, l’amara verità: “A furia di raccontarci la storia in un certo modo abbiamo finito per tollerare qualsiasi cosa”. A seguire, il pupillo di Montanelli si è concesso alle domande, prima della stampa e poi degli spettatori. A chi gli chiedeva il vero fine del suo lavoro ha spiegato che pensa a “raccontare alle persone delle cose che sono vere e che è utile sapere, senza porsi un obiettivo etico-sociale”. Sul suo ingresso in politica ha chiarito che “non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di fare politica poiché credo che la mia professione sia incompatibile con essa”. Giudizio negativo ha espresso anche sul ruolo dei giornali definiti “gigantesche palestre del parlar d’altro” quando invece “bisogna fare sempre informazione con le notizie nude e crude”. A un giovane che gli chiedeva se, visti i suoi numerosi libri-inchiesta, cominciasse a temere per la propria pelle, Travaglio ha risposto senza tanti fronzoli “Non ho paura di morire”. Interessante è stato apprendere che in 24 anni di attività ha ricevuto ben 155 denunce tra penali e civili. Ma di queste ne ha perse soltanto tre. Alla faccia dei suoi detrattori.

Fonte: Vincenzo Parabita