Un chiarimento politico sulle tante versioni che appaiono sui muri e sui giornali riguardanti il “Consorzio Le Caselle”, è arrivato dai partiti presenti nella maggioranza amministrativa, Partito Democratico, Partito dei Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista, Verdi.
“A chi grida in modo irresponsabile «vergogna» (è il titolo del manifesto del Consorzio Le Caselle affisso sui muri – ndr), i partiti che sostengono l’amministrazione comunale rispondono che la classe politica – maggioranza e opposizione – sulla vicenda del Consorzio Le Caselle non ha proprio nulla da rimproverarsi. Anzi! Fin dall’inizio, la classe politica crispianese nel suo insieme ha dato il suo sostegno, non a parole, ma con i fatti approvando rapidamente gli atti di sua competenza. Purtroppo, la ricostruzione della vicenda, contenuta nel “manifesto della vergogna” non racconta tutta la verità. Vengono saltati passaggi importanti, mentre si abbonda in enfasi e punti esclamativi”.
“Nella conferenza di servizi – prosegue il documento inviato dai partititi di maggioranza – il Comune ha espresso fin dall’inizio il proprio parere favorevole all’approvazione del progetto ed ha speso i suoi buoni uffici per ottenere che anche la Regione modificasse l’originario parere contrario, come in effetti è avvenuto. Subito dopo la conclusione positiva della conferenza di servizi, il Consiglio comunale all’unanimità ha approvato la variante al p.d.f. e lo schema di convenzione con la delibera 58 del 28 luglio 2006. Nei mesi successivi, inspiegabilmente, il Consorzio non ha prodotto la documentazione richiesta per la conclusione dell’iter. Solo nel marzo del 2007, il presidente del Consorzio ha richiesto la modifica della convenzione, per ottenere che le opere di urbanizzazione, anziché essere realizzate prima potessero essere realizzate contemporaneamente ai capannoni industriali. Ancora una volta all’unanimità (19 voti su 19 presenti) il Consiglio comunale con la delibera 20 del 3 aprile 2007 ha accolto le richieste del Consorzio. Ma non basta… Il 29/6/2007 il Consorzio ha chiesto una nuova modifica alla convenzione, per ottenere lo scomputo del costo delle opere di urbanizzazione dall’importo degli oneri da pagare. Anche questa volta il Consiglio comunale, a pochi giorni dalla richiesta, si è riunito ed ha approvato con delibera n. 47 del 9 luglio 2007 il nuovo schema di convenzione”.
“Poi – scrivono gli autori del manifesto – il meccanismo sembra essersi inceppato. E’ vero che in merito al calcolo degli oneri di urbanizzazione il Consorzio ha avuto ragione nel contestare i calcoli effettuati dall’Ufficio Tecnico, ma anche in questo caso l’amministrazione comunale è stata al suo fianco, chiedendo un parere legale e interpellando la Corte dei Conti in sede consultiva. Superato anche questo ostacolo, anziché arrivare ad una rapida conclusione del complesso iter amministrativo, i dirigenti del Consorzio si sono rifiutati – e fino ad oggi non lo hanno ancora fatto! – di prestare la garanzia finanziaria per l’adempimento degli obblighi assunti (la realizzazione delle opere di urbanizzazione) e di esibire il titolo di proprietà dei terreni su cui l’intervento dovrebbe realizzarsi. Nel tentativo di risparmiare sulla fideiussione, i dirigenti del Consorzio sono arrivati a sostenere che il loro progettista si era sbagliato nel calcolare l’importo delle opere di urbanizzazione da cedere al Comune: da oltre 1milione di euro gli interventi venivano ridotti a poco più di 100mila! Ma con la modifica del quadro economico, l’Ufficio Tecnico comunale ha ritenuto che si dovesse nuovamente esprimere la conferenza di servizi”.
“A questo punto – prosegue il testo – i dirigenti del Consorzio hanno notificato al dirigente dell’UTC ed al Sindaco una diffida a rilasciare senz’altro i permessi a costruire. Ma che c’entra il Sindaco, se tutti sanno che la competenza a rilasciare i permessi a costruire è esclusiva del dirigente dell’UTC? La domanda forse è ingenua, ma la risposta sta nel manifesto della vergogna: i dirigenti del Consorzio la buttano in politica! Anziché fare il loro mestiere e rispondere alle richieste dell’Ufficio tecnico (o contestarle, se ritengono) si comportano come una vera e propria lobby politica, entrando a gamba tesa nella imminente campagna elettorale. I primi a subire le conseguenze di questa strategia, sono proprio gli imprenditori consorziati, imbarcati loro malgrado in una battaglia che è solo politica e che vedono i loro investimenti svanire in un mare di polemiche. Solo a loro, ancora una volta, va tutta la nostra solidarietà”.
Fonte: Michele Annese