Il dialetto come terapia del pensiero e del pensare, l’etica della “crispianesità”, ricerca sulla nostra parlata, « la memoria è come un fuoco. Se si spegne muore la vita”, sono i motivi de “U calendarje nustre 2008”, realizzato per il terzo anno da Francesco Santoro.
Un “calendario non calendario”, dove espressioni tipiche e citazioni attinte dai classici, cenni di storia acclarata e memorie orali, devozioni religiose e riti che si perdono nella notte dei tempi, proverbi e detti scandagliati fino allo stremo linguistico fanno da contrappunto alla scansione dei giorni e dei mesi.
Il lavoro di Santoro è il risultato di certosine ricerche sulle parole “streuse”, sugli usi e costumi della comunità crispianese, sui soprannomi, sulla cucina tipica, sui proverbi locali, sulle origini lontane di Crispiano, foto storiche, in continuazione con quanto è stato già pubblicato nelle prime due edizioni. Si da notizia inoltre, dei nove ponticelli non più esistenti sul Canale Lezzitello e delle sei sorgenti d’acqua presenti nel territorio di Crispiano, la cui portata va da 22 a 1200 lt al minuto.
L’elegante stampa delle 16 facciate è stata curata dalla tipografia “La Due Mari” di Taranto.
Sull’ultima pagina è riportata la leggenda della “dodicesima notte (vigilia della Befana) quando tutti gli animali parlavano” e il proverbio dell’anno “a Crespiène, quante sonte le nchianòte, sonte le scennòte”.
Nel 2006 l’autore avviò l’iniziativa collegandola alle celebrazioni del 40° anniversario della Biblioteca (dichiarata recentemente tra le 18 “eccellenze” della Puglia), cuore pulsante della vita culturale crispianese e contenitore privilegiato delle pubblicazioni di quei concittadini che si cimentano, per ragioni di studio o per appassionato diletto, nell’arte dello scrivere.
Nella seconda edizione del 2007, Francesco Santoro riporta una pagina dedicata alla linguistica, “nel tentativo – egli afferma – di recuperare quei valori fonetici, grafici, grammaticali e logici che armonizzano la lingua dialettale, sempre in sintonia col concetto di fondo che identifica il dialetto quale idioma materno, voce di dentro legata al mondo delle emozioni e degli affetti, in grado di vivere nel presente il passato, per edificare il futuro”.
L’edizione di quest’anno si apre con una affermazione importante, che è un invito, rivolto alla sua comunità e non solo, a confermarla: “per essere testimoni morali dei nostri avi bisogna riconoscersi nella loro lingua parlata”. Ed aggiunge: “la parlata tipica del territorio genera una sua identità particolare”. Non solo segni e suoni caratterizzano un linguaggio dunque, ma una somma di valori, che si sublimano in quell’etica “che ci vuole difensori morali dei nostri avi e di quella crispianesità da loro fondata. Recuperare il proprio dialetto è perciò riconquista di identità, modo di essere, originalità che, distinguendosi, si apre al diverso da sé e si arricchisce arricchendo”.
“Per sottolineare la «crispianesità» del suo percorso – osserva l’operatrice culturale Anna Sorn – Franco Santoro riporta una «chicca», espressione rivelatrice più di tutte dell’appartenenza al territorio, «va mine petre abbasce u uaddòne», dove uaddòne sta per Vallone, alias Canale Lezzitello, culla della prima piccola comunità crispianese e che, da anni, proprio perché luogo di quelle grotte-abitazioni delle origini, ospita, grazie alla Pro Loco, il famoso presepe crispianese. E’ un modo di dire che Santoro, a ragione, vanta come assolutamente autoctono, aggiungendo con un che di misterioso «per descrivere gli alternativi del quale ci vorrebbe un’intera serata…». Vorrebbe forse alludere che nel suo forziere ci siano ancora dati capaci di sorprendere e qualificare il suo lavoro di ricerca? Conoscendo la persona, potrebbe essere possibile…”
Anna Sorn aggiunge poi: “sia consentito un rispettoso appello a tutti coloro che si cimentano nella scrittura, non facile, del dialetto crispianese. Non sarebbe il momento di raccogliersi intorno ad un tavolo e decidere per una unica e comune rappresentazione grafica dei valori fonetici?”
Alla presentazione sono intervenuti l’assessore provinciale Michele Conserva, l’assessore alla Cultura del Comune di Crispiano Cosimo Di Roma, il presidente del Consiglio Donato Greco, i consiglieri comunali Bennardi, Chisena e Marraffa, numerosi rappresentanti di associazioni, cittadini e gli studiosi Pasquale Lentini di Mottola e Nicola Cavallo di Villa Castelli.
Santoro ha ringraziato gli sponsor che hanno contribuito alla pubblicazione del calendario, tra cui la Banca Popolare Valle d’Itria e Magna Grecia, l’Ass. Pro Loco, il Comune di Crispiano, la Provincia di Taranto, che ne hanno acquistato centinaia di copie, di cui un buon numero donate all’A.n.t. e ha augurato “buona lettura de u calendarje nustre 2008 e come recita il primo gennaio – cunu bune prencipje e l’anne ce vène chiù megghje”.
Fonte: Michele Annese