Il Presidente del Consiglio Comunale di Crispiano dott. Donato Greco, desidera riuscire nel suo intento di vedere svolgere le riunioni della massima assise municipale, nel rispetto dei ruoli e in un confronto sereno e proficuo tra le forze di maggioranza e di opposizione.
Per questo ha inviato al Sindaco, ai Consiglieri Comunali e al segretario generale dott. De Carlo, una nota per “una comune riflessione”, citando due grandi giornalisti.
Il documento inizia con un pensiero di Piero Ottone tratto da “’Il Venerdì” de ‘La Repubblica” del 6.7.07, che dice: “una persona alla quale è rivolta una critica, o un rimprovero, può avere due possibili reazioni. La prima è quella di chiedersi se la critica o il rimprovero siano fondati. Un esame di coscienza, quindi; con l’intenzione, quando sia il caso, di porre rimedio. L’altra reazione possibile è di adirarsi; e di ritorcere le critiche o le accuse contro chi le ha mosse. Dici che sono disonesto? Disonesto sei tu! Dici che sono incapace? Pensa alle tue incapacità. E così avanti: il gioco può procedere all’infinito, perché nessuno è perfetto, e nessun accusatore è privo di pecche. Inutile dire che delle due reazioni (quella che conduce all’autocritica da una parte, quella dall’altra che risponde ad accusa con accusa, uguale e contraria) una è utile al miglioramento della società, l’altra lascia le cose al punto in cui sono, quindi non serve a nulla. Queste elementari osservazioni sono pertinenti quando le critiche o le accuse siano rivolta a un’intera categoria sociale: per esempio, a quella politica. Di tanto in tanto qualcuno si alza in piedi e rivolge un’accusa a coloro che, in posizioni diverse, contribuiscono al governo del paese. Esempio: spendere troppo! Oppure: siete inefficienti! Oppure: pensate solo ai fatti vostri; non vi curate dell’interesse comune. Tutte accuse che possono essere o non essere pertinenti: bisogna giudicare di caso in caso. Qui ci interessa la reazione di coloro che appartengono alla categoria cui si muovono le critiche, o le accuse. Gli uni rispondono, serenamente, con un esame di coscienza: si chiedono cioè se le critiche siano fondate, e rispondono ai fatti con i fatti; alle cifre con le cifre. Gli altri; adirati, ritorcono invece le accuse contro chi le ha mosse. Dici che spendo troppo? Pensa alla tua inefficienza. Chi così risponde, ovviamente, non ha alcuna intenzione di migliorarsi: la conseguenza è un battibecco simile alle liti dei bambini quando vanno a scuola. Ebbene: le diverse reazioni di fronte a critiche e accuse a qualche cosa servono. Ci consentono di separare, a colpo sicuro, il grano dal loglio.. Coloro che rispondono alle accuse con le accuse non hanno alcuna intenzione di emendarsi. Ricordate quell’uomo politico che, accusato in Parlamento di ricevere tangenti, rispose cinicamente, qui le ricevono tutti! Sappiamo come andò a finire”.
Poi cita lo scritto di Francesco Alberoni, pubblicato su “Il Corriere della Sera” del 9 luglio scorso, che afferma: “Noi non possiamo darci valore da soli. Ce lo danno gli altri fin da bambini amandoci; apprezzandoci, dicendoci bravo. In realtà non possiamo dare valore a nulla perché sono gli altri che , con il loro comportamento o le loro parole, ci dicono cosa è buono o cattivo, cosa è desiderabile. Se prendete due fratellini e mettete davanti a loro un qualsiasi oggetto, non appena uno le prende in mano, l’altro lo vuole anche lui. Ha imparato a desiderar-lo dal primo. Esiste poi, in ogni essere umano, una spinta interiore a creare , ad agire, a costruire, cioè a oggettivare tutto ciò sente e pensa. C’è chi suona uno strumento musicale, chi apre una pizzeria, chi diventa, insegnante, chi scrive libri e chi costruisce grattacieli. Sono tutte oggettivazioni del suo spirito: l’uomo si realizza in ciò che fa. Ma quando abbiamo creato una nostra opera, abbiamo anche bisogno di vederla riconosciuta, apprezzata dagli altri. Il musicista la sua musica, l’architetto la sua costruzione, lo scienziato la sua ricerca. Perché nessuno può dirsi bravo da solo. Possiamo costruire, realizzare, fare cose stupende ma, per sapere che valgono, per sapere che abbiamo meritato, bisogna che qualcuno ce lo dica. Il bisogno di riconoscimento non è vanità. Che cosa avviene allora quando una persona ha dedicato anni a costruire qualcosa di stupendo per la sua comunità, il suo Paese, e non, solo nessuno lo apprezza, ma la ostacola e glielo distrugge. Come può conservare la fiducia in se stessa, trovare la forza di vivere e creare? La risposta è una sola: devi ricominciare da capo. Allontanarti dal vecchio mondo, andare in esilio, affrontare la solitudine. E vedere nuova gente, quella che non hai mai frequentato, quella che non conoscevi, che non capivi e di cui magari diffidavi. Avere nuove esperienze, fino a che non cambi interiormente, fino a che non ti importa più nulla di ciò che è accaduto e non scopri nuovi piaceri e nuovi interessi. Finchè non ritrovi il gusto di ridere e non torni a vedere il mondo con l’occhio ingenuo, fresco del bambino. Allora ti accorgi che non hai poi perso molto, che ci sono altri modi di vivere ed altre cose da fare e da inventare. Certo è una cosa più facile da fare da giovani e che diventa sempre più difficile da vecchi perché si diventa schiavi delle proprie abitudini e del passato. Ma è l’unica salvezza…”
“Queste parole e questi concetti – afferma il Presidente del Consiglio – offro alla serena e libera riflessione di tutti, a partire da chi scrive, perché ritengo che non siano più tollerabili le sempre più frequenti e ormai, quasi croniche, deprecabili situazioni che – per chi come me viene dalla c.d. “Prima Repubblica” – mettono in crisi le Istituzioni, offuscandone l’immagine e minandone la credibilità tra le persone. Lo scadimento dell’agone politico, con la trasformazione di alcune sedute consiliari ad un vero e proprio “ring”, rendono ormai improcrastinabile una presa di coscienza, onde evitare uno scadimento ulteriore che porti danni irreversibili a tutte le parti in causa”.
“Infatti – esorta il dott. Greco – egregio Sindaco ed egregi colleghi Consiglieri, l’abbassamento del livello di rispetto non solo verso l’Istituzione consiliare ma anche di quello verso la persona in quanto tale, rappresentata da questo o dal quel consigliere di maggioranza o di minoranza, mi rendono necessario e doveroso adoperarmi per sollecitare il ripristino di un livello decente e decoroso nei rapporti istituzionali tra tutte le forze politiche rappresentate in consiglio e nei rapporti personali tra tutti i consiglieri che siedono in consiglio, tentando di evitare che si continui a vedere nell’avversario politico un vero e proprio nemico personale e della comunità crispianese, un demone reo dei peggiori crimini e misfatti”.
“Le riflessioni che faccio – egli aggiunge – sono maturate proprio a seguito dei lavori di alcune sedute scorse e delle successive letture, avvertendo l’esigenza di portarle a conoscenza del Consiglio, mettendomi in discussione per primo, senza alcun intento di “bacchettare” nessuno, ma ritenendomi come primo responsabile – data la carica rivestita – per non aver potuto o saputo evitare che i lavori degenerino nel modo ormai a tutti noto”.
“Pertanto – conclude il primo Presidente del Consiglio eletto – nell’invitare ancora una volta a comportamenti in linea con la dignità che deve essere proprio del massimo organo rappresentativo cittadino, sono certo che prevarrà in tutti e su tutto il buon senso e l’alto senso di responsabilità istituzionale, nel ricondurre l’attuale scontro politico nel naturale alveo della dialettica politica che è tradizione delle forze politiche crispianesi, senza nemici da “abbattere” ma con avversari con cui confrontarsi, da criticare e mai da dileggiare”.
Sicuramente il dott. Greco, nel suo intento di conciliazione e di rispetto dei sistemi democratici, interpreta il desiderio dei cittadini che vorrebbero assistere a sedute di Consiglio Comunale in cui, pur nel rispetto delle legittime posizioni politiche, i loro rappresentanti diano esempio di correttezza e di impegno per il progresso civile, sociale economico e culturale del paese.
Un auspicio che evidentemente non è solo del nostro diplomatico Presidente del Consiglio, non nuovo a questo tipo di impegno.
Fonte: Michele Annese