ETTORRE TFR

Il funzionario dell’Inps Pietro Ettorre, ha partecipato all’incontro organizzato dalla locale associazione Agorà per chiarire la recente legge sul T.F.R. che impone, ai soli dipendenti da aziende private (circa 11 milioni), entro il 30 giugno, di scegliere se destinare questo trattamento alla previdenza complementare per costruirsi una pensione aggiuntiva oltre quella pubblica, oppure continuare a mantenerlo in azienda per poi percepirlo alla fine del rapporto di lavoro. Chi invece è stato o verrà assunto successivamente al 1° gennaio 2007 avrà 6 mesi di tempo da tale data. E’ bene chiarire che stiamo parlando del TFR che maturerà dal mese successivo alla scelta o al massimo in alcuni casi da quello maturato dal 1° gennaio 2007. E’ previsto anche l’istituto del silenzio-assenzo a cui bisognerà prestare molta attenzione per evitare sorprese.
“Per comprendere il perché di una scelta – ha precisato Ettorre – è necessario spendere due parole sul sistema previdenziale. Per chi al mese di dicembre 1995 poteva far valere almeno 18 anni di contributi, la pensione continuerà ad essere calcolata con il sistema retributivo, ovvero sarà calcolata in rapporto alla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni, (generalmente queste ultime sono più alte rispetto a quelle ad inizio carriera) e con un coefficiente di rendimento del 2 percento per ogni anno abbiamo come risultato che con 40 anni di contributi la pensione sarà pari a circa 80 percento delle retribuzioni degli ultimi anni.
Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo il 1995 la pensione sarà calcolata con il più complesso metodo contributivo, ovvero si sommeranno i contributi versati in tutta la vita (quindi sia quelli riferiti a retribuzioni alte che a retribuzioni basse) rivalutati secondo la crescita media del PIL (= prodotto interno lordo, un coefficiente che misura l’aumento della ricchezza dell’Italia), Per ottenere l’importo della pensione dovremo moltiplicare questo montante contributivo per un coefficiente di trasformazione che terrà conto dell’età e dell’equilibrio demografico. Il risultato sarà che la pensione sempre con 40 anni di contributi difficilmente potrà essere superiore al 50 o 60 percento delle ultime retribuzioni. Ovviamente per chi pur avendo iniziato a lavorare prima del 1996 non raggiungeva i 18 anni a dicembre 1995, il calcolo sarà effettuato in modo misto tra i due sistemi. L’esigenza di poter disporre di una pensione adeguata alle ultime retribuzioni e quindi al costo della vita, comporta la necessità di pensare ad un secondo pilastro previdenziale che affianchi la pensione prevista dal sistema pubblico, ovvero la cosiddetta previdenza complementare. Non potendo chiedere ai lavoratori di mettere mano ai loro portafogli per poterla finanziare (le nostre retribuzioni non sono certo quelle europee o americane) gli ultimi governi hanno pensato di utilizzare il TFR, che è pur sempre salario differito del lavoratore”.
La nota di Ettorre esamina poi le varie possibilità offerte dalla Previdenza Complementare. Principalmente distinguiamo i Fondi Pensione chiusi, i Fondi Pensione aperti, le Polizze Vita con finalità previdenziali e le Polizze Individuali.
I Fondi Pensioni chiusi o negoziali
Sono chiamati così in quanto interessano i soli lavoratori di un determinato comparto o impresa, nascono da contratti o accordi collettivi anche aziendali. Il finanziamento avviene tramite il TFR, più una eventuale quota contrattuale a carico del lavoratore alla quale deve corrispondere obbligatoriamente una analoga uguale quota da parte del datore di lavoro. L’organo di amministrazione è formato da rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro. L’attività consiste nella raccolta di adesioni e nell’individuazione della politica d’investimento che viene affidata a società esterne specializzate nella gestione finanziaria. I costi medi annui di gestione sono molto bassi (0,46 percento ), gli investimenti sono prudenziali, gli aderenti non sono clienti ma soci. Le prestazioni sono erogate generalmente da una compagnia di assicurazioni.
I Fondi Pensione aperti
Sono istituiti direttamente da banche, società di intermediazione e compagnie assicurative. L’adesione ai fondi aperti può avvenire in forma individuale o collettiva. La gestione finanziaria del fondo aperto è svolta generalmente dalla società che lo ha istituito. Viene finanziato con il TFR; il datore di lavoro non ha l’obbligo di cofinanziare la quota del lavoratore. Questi fondi sono indicati soprattutto per le categorie del lavoro autonomo, liberi professionisti, casalinghe, o assunti in base alle norme della legge Biagi. Hanno costi di gestione annui sensibilmente più alti, nel lungo periodo (35 anni) scendono a 1,30 percento .
Le Polizze Vita con finalita’ previdenziali e le Polizze Individuali
Sono proposte e gestite dalle sole Compagnie di Assicurazione, possono essere destinatarie del TFR dei lavoratori solo quelle che si adegueranno alle regole emanate dalla Covip (autorità che emana direttive in materia di fondi pensionistici) in materia di costi e trasparenza. Costi di gestione annuo nel lungo periodo 2,30 percento .
Fondo Residuale Inps
Si tratta di un apposito fondo gestito dall’INPS come le forme pensionistiche complementari (a capitalizzazione): è definito residuale poiché il TFR maturando affluisce a tale Fondo solo nel caso in cui il lavoratore non abbia espresso alcuna volontà ed in mancanza di una forma pensionistica ad adesione collettiva prevista da accordi o di mancata adesione dei suoi colleghi ad una forma pensionistica collettiva. L’adesione avviene con il silenzio-assenso, la scelta non dipende solo da noi ma anche da quelle effettuata dai colleghi di lavoro.
Mantenere il TFR in azienda
Il TFR potrà anche essere mantenuto in azienda (confluirà nell’apposito Fondo INPS se l’azienda ha più di 50 dipendenti) e il pagamento avverrà come prima. Il TFR è finanziato con il 6,91 percento della retribuzione, ha un rendimento preciso 1,5 percento a cui si aggiunge il 75 percento dell’indice ISTAT. Nel 2006 la rivalutazione netta è stata del 2,5 percento . Protegge dall’inflazione fino ad un aumento del costo della vita del 6 percento .
Chiariamo subito se si vuole lasciare il TFR in azienda (o all’INPS per le aziende con più di 50 dipendenti) non esiste il silenzio-assenso, ma bisogna barrare sui modelli TFR1 o TFR2 che ci consegnerà il datore di lavoro l’opzione relativa alla seguente dicitura: “che il proprio trattamento di fine rapporto non venga destinato ad una forma pensionistica complementare …”. Questa scelta non è irrevocabile, in qualsiasi momento si può cambiare idea ed aderire ad un fondo pensione, ma avremo perso nel frattempo degli anni di investimento.
Vediamo brevemente le varie possibilità che si presentano al lavoratore in base ad alcuni parametri quali: per i non ancora iscritti ad un fondo pensione, con il silenzio-assenso il TFR finisce irreversibilmente alla previdenza complementare con la seguente priorità: 1- Fondo di categoria o aziendale se esiste; 2 – se ci sono più fondi, a quello a cui ha aderito la maggioranza dei lavoratori; 3 – In mancanza di Fondi a quello residuale presso l’INPS; con la scelta esplicita se assunti dopo il 28 aprile 1993 si può destinare l’intera quota di TFR ai Fondi, oppure lasciarlo in azienda (o INPS); se assunti prima di tale data si possono destinarne ai Fondi solo una parte, il resto resterà in azienda (o INPS).
Per coloro già iscritti ad un fondo pensione assunti prima del 29 aprile 1993 (ossia con un contributo precedente), con il silenzio-assenso l’intero TFR finisce automaticamente ed irreversibilmente al fondo a cui si è iscritti; con la scelta esplicita possono continuare a versare l’attuale quota al fondo, il resto del TFR resta in azienda o se l’azienda ha più di 50 dipendenti finirà all’INPS; se assunti dopo il 28 aprile 1993, sia con il silenzio-assenso che con la scelta esplicita, il risultato non cambia in quanto già l’intero TFR finisce nella Previdenza Complementare.

Le prestazioni
Ettorre conclude riassumendo le prestazioni fra TFR e Fondo pensione: con il TRF, al pensionamento o al licenziamento, si incassa l’intero trattamento accumulato e rivalutato; è tassato, in parte, almeno con un aliquota minima del 23 percento ; può essere percepito anticipatamente per determinate esigenze dopo 8 anni di accumulo. In caso di decesso l’intero ammontare è pagato agli eredi. Con il Fondo Pensione si può incassare all’età di pensionamento al massimo il 50 percento sotto forma di capitale il resto come pensione; il capitale o la rendita sono tassati con l’aliquota del 15 percento che in determinati casi può diminuire anche fino al 9 percento ; può essere percepito anticipatamente per determinate esigenze dopo 8 anni di accumulo , in caso di grave malattia senza attendere gli 8 anni. In caso di decesso l’intero ammontare è pagato agli eredi indicati in polizza, altrimenti viene acquisito al fondo. Si può scegliere la rendita ordinaria o reversibile.
Come abbiamo visto il silenzio-assenso è il sistema che meno ci garantisce nella finalizzazione della destinazione TFR, in quanto deleghiamo ad altri la scelta. Per cui se abbiamo già le idee chiare ed in azienda esiste un fondo negoziale allora informiamoci sui rendimenti e sulle caratteristiche e se ne siamo convinti, aderiamo pure a tale fondo oppure facciamo la scelta dei Fondi aperti o delle Polizze individuali. Se invece non siamo affatto convinti della bontà della Previdenza Complementare allora firmiamo il modulo lasciando il TFR in azienda in quanto è l’unica scelta che in qualsiasi momento possiamo cambiare.

Fonte: Michele Annese