Giovedì 29 marzo, ore 19,30 al Teatro Comunale di Crispiano, si concluderanno i “Seminari di marzo” con AB –ORIGINE la Poesia verso la Dea – La poesia e l’arte al femminile e non solo”.
Sono previsti letture di poesia, concerti e performance di teatro musicale della poesia. Interverranno i poeti: Shailja Patel (Afro-Asiatica-Americana), Annamaria Farabbi, Barbara Cupertino, Vittorino Curci, Monica Maggi. Musiche di Giuseppe Amatulli (violino), Pietro Notarnicola (percussioni), Adolfo La Volpe (chitarre e ‘ud), Francesco Massaro (sassofoni).
La giornata inaugurale di questa serie di appuntamenti, che ha visto impegnati operatori e relatori di notevole spessore culturale, si è tenuto a Crispiano lo scorso 8 marzo con la partecipazione numerosa di studenti, docenti e cittadini.
Per noi ha seguito i lavori della prima giornata l’operatrice culturale della Biblioteca, Anna Sorn.
“Dall’Anatolia alla Grecia – ella riferisce – e da questa al Giappone, passando per l’Africa profonda, con tracce in Sicilia e in Puglia, con denominazioni diverse a seconda del luogo, della lingua, della civiltà di riferimento, la Grande Madre è metafora della genitorialità che nel corpo delle donne trova il luogo del “materno”, che è prima di tutto “luogo mentale”. La sua reperibilità non ha dunque confini ristretti. Lo spazio aperto alla sua ricerca è illimitato e il suo regno è universale. Per trovarne i primi riferimenti bisogna risalire al Neolitico, anzi al Paleolitico, dove sboccia, con tutta la sua onnipotenza, in quegli “idoli femminili” dal corpo smisurato, che fanno proclamare la cultura “matriarcale”: grembo femminile capace di originare la vita, mito del femminile…suscettibile di rinnovamento senza fine, mistero riconciliatore del mondo, “idea di fecondità e di armonia nel rapporto tra l’uomo e la natura e nelle relazioni degli uomini tra loro”.
Quasi periplo, intorno e all’interno del concetto e dell’immagine originaria della Grande Madre, è il tema dell’XI edizione dei Seminari di Marzo, proposto dal poeta e scrittore Giuseppe Goffredo, direttore del Laboratorio Progetto Poiesis – Centro delle culture fra il Mediterraneo e l’Europa, intitolato “Madriterranee, le rive della Dea Madre, i dolori della pace”, per giungere a parlare dell’impegno e della creatività delle donne che operano nei paesi del Mediterraneo”.
“Non a caso – prosegue la sig.ra Sorn – per aprire la serie degli incontri, è stato scelto il giorno dedicato alla donna e che questa occasione ha avuto come relatrici del Convegno l’Assessore al Mediterraneo e alla Pace Silvia Godelli; l’antropologa italo-americana Lucia Chiavola Birnbaum; la storica del teatro Pina Piccolo, calabrese che ha maturato la sua attività teatrale a Berkeley in California, dove ha fatto conoscere l’arte di Dario Fo; l’antropologa maltese Rachel Radmilli; la responsabile del Centro Studi Giuseppe Impastato di Palermo Anna Pugliesi e Giuseppe Goffredo.
Presenti nel teatro, pieno di studenti dei licei di Martina e degli istituti superiori di Crispiano, accompagnati dai rispettivi dirigenti e docenti, c’erano il sindaco di Crispiano dottor Giuseppe Laddomada, il vice-sindaco dottor Magazzino, l’assessore alla Cultura Di Roma, la Giunta al completo e i rappresentanti delle istituzioni locali e non.
«Soprattutto ai ragazzi, scommessa del futuro – ha detto il primo cittadino di Crispiano, dopo il saluto iniziale – sono rivolte iniziative del genere, che, come quella estiva avvenuta alla Pizzica e riguardante la pace, sono propedeutiche alla loro crescita e alla loro consapevolezza della realtà in cui vivono e di ciò che intorno a loro accade».
Ma qual è lo scopo dei Seminari di Marzo e quali le ragioni della scelta tematica?
Lo ha ben definito l’assessore Godelli, testimone attiva delle molte cose che si fanno nel Mediterraneo e per il Mediterraneo e che ha definito i Seminari una occasione annuale per discutere delle diverse culture che si affacciano nel grande bacino, per proporre, quest’anno, il tema delle tradizioni al femminile al di là della omologazione e della omogeneità.
«Le donne – ha detto l’assessore Godelli – sono capaci di dialogare e, dalle esperienze di guerra, maturare sentimenti costruttivi di pace, pur conservando l’attaccamento alle proprie radici, che sono multiple per loro natura, e non solo alla propria identità, che può rivelarsi concetto esclusivo ed escludente».
«Occorre – ha aggiunto poi Giuseppe Goffredo – reinsediarsi nella dimensione al femminile, che è dimensione della sensibilità e che ha caratteristiche di apertura e di accoglienza».
«Attingere dalle sensazioni che trasmettono le piccole statue raffiguranti la “Grande Madre” che evidenziano quella maternità», elaborazione artistica di un modo di essere, consente di farne proprio il fine», ha rimarcato la dott.ssa Birnbaum, aggiungendo che è necessario attenersi però a quell’antico graffito che recita il futuro ha un cuore antico. Quel cuore è un dono, in cui si ritrovano i valori di giustizia, di uguaglianza, di pace.
Le teorie genetiche dell’ottantaseienne antropologa italo-americana con origini siciliane, discusse alla Conferenza di Nairobi, vorrebbero l’origine del dna umano nella zona centrale del sud dell’Africa. Le emigrazioni, che partirono di là, avrebbero portato le loro credenze, aventi al centro la Grande Madre Nera, lungo percorsi che anche lei sta individuando e studiando, dopo aver approfondito le ricerche sul femminismo, sulle Madonne Nere, sulla Madre Nera, sui dolmen e i menhir (rappresentazioni della Dea Madre), «perché – ha affermato – il nostro patrimonio genetico è anche il nostro inconscio».
«E’ questo il motivo – ha aggiunto l’antropologa esperta di turismo Rachel Radmilli di Malta – per cui vari movimenti stanno cercando di ritornare alla Dea Madre, di cui Malta è simbolo, nonostante rimanga incerta la sua origine».
Nella sua isola, centro e incrocio delle civiltà del Mediterraneo, sono stati ritrovati tre monumenti megalitici, detti Gigantija, risalenti al 3000-3500 a.C. e 17 piccole rappresentazioni della Dea Madre, di cui “La donna dormente” è la più famosa. Alcune sono in pietra, altre in alabastro, altre in osso. Su una di esse sono incisi 9 segni, che riportano alle 9 lune del periodo di gravidanza. Su un’altra sono segnati i 9 punti di energia del corpo umano.
Sono stati ritrovati anche dei feti, simbolo dei riti di passaggio, quale è il parto, di per sé misterioso e miracoloso. In più la scoperta di 36 templi induce a pensare possibile a Malta, l’esistenza nell’antichità, di un centro di culto internazionale e che, nel presente, richiama un turismo spirituale e pagano, che unisce civiltà complesse.
Le due antropologhe hanno trovato prezioso supporto in Pina Piccolo, interprete fedele delle loro dissertazioni in lingua inglese”.
“La testimonianza di Anna Puglisi – ha concluso l’operatrice culturale Sorn – resa a conclusione dell’incontro, ha toccato la realtà siciliana. Il Centro Studi, da lei e da suo marito diretto, nato come luogo di archiviazione dei documenti riguardanti la Sicilia e la mafia, dopo il Convegno su Portella delle Ginestre, assunse l’impegno per la pace e per la sua divulgazione. L’uccisione di Impastato, nel 1978, fece decidere per la dedica del Centro a lui, che era morto per aver contrastato la mafia. A venti anni di distanza, in Sicilia, si contano altre associazioni femminili che conducono una loro particolare lotta, per riportare la loro terra alla normalità”.
Fonte: Michele Annese