STATTE – Incompresi. Dei poveri tonti secondo i più crudeli tra i compagni di classe. Condannati a restar dietro a scuola per problemi psicologici, secondo i vecchi canoni medici. Più spesso ignorati nel loro disagio, punto e basta. Il 5 percento degli studenti italiani soffre di un disturbo dell’apprendimento chiamato dislessia, ossia la difficoltà nella lettura, a volte associata ad altri danni collaterali: la difficoltà nel comprendere la propria scrittura (disortografia) o nel far di conto (discalculia). Sono in buona compagnia: Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, Winston Churchill, e ancora John F. Kennedy, Walt Disney, Napoleone, Giulio Cesare e Mozart. Tutti accomunati dallo stesso difetto ‘geniale’: un deficit compensato da altre caratteristiche potenziate come l’intelligenza visiva, la propensione artistica e l’attitudine verso le nuove tecnologie.
Studi recenti hanno accertato che la dislessia è un problema genetico, una disabilità che rientra nella sfera della costituzione biologica dell’individuo, non un handicap. La dislessia può essere contenuta e controllata se innanzitutto riconosciuta dalle agenzie educative: famiglia, scuola, associazioni. Per tale ragione, questo delicatissimo tema è stato al centro di un corso di formazione svolto nella scuola media di Statte, guidata dal dirigente scolastico Angelo Leonardi. Nei giorni scorsi maestri e professori di tutte le scuole presenti nel paese a nord di Taranto, coordinati in questo progetto dalla professoressa Marina Viggiano, sono stati sensibilizzati e informati sull’argomento. Durante i due pomeriggi di laboratorio i docenti – per una volta dall’altra parte della cattedra – hanno preso conoscenza delle complicanze derivanti dalla dislessia: la frustrazione, in molti casi, che può comparire nei dislessici adulti mai aiutati a riconoscere ed a compensare il proprio problema.
I giovani affetti da questa difficoltà nello studio non riescono a stare al passo degli altri coetanei: dopo il primo problema di matematica da risolvere il ragazzo dislessico è esausto per affrontare gli altri compiti a casa o a scuola. La lentezza è il primo campanello d’allarme: il dislessico tipo commette errori di lettura, salta le righe, sostituisce alcune lettere dell’alfabeto; ha difficoltà ad imparare in ordine alfabetico, a memorizzare i giorni della settimana e i mesi dell – anno (in ordine). Il dislessico ha spesso un lessico povero. Chi ha difficoltà con la matematica non riesce ad imparare le tabelline, non può contare al rovescio o eseguire calcoli relativamente facili per gli altri compagni di classe.
In America circola però una battuta che ha molto a che fare con le ottime capacità manuali dei dislessici: “Se devi farti operare, accertati prima che il tuo chirurgo non sappia fare lo spelling”.
Fonte: Cataldo Zappulla