Crispiano 1 novembre 2018 Presenti il sindaco Luca Lopomo e l’assessore alla cultura e ai servizi sociali Aurora Bagnalasta, è stato imaugurato, nella sala consiliare del Comune (g.c.), il quinto anno delle attività dell’’Università del sapere e del tempo libero, che opera all’interno dell’Associazione di volontariato “Minerva”, dal 2014. La direttrice dell’università, Silvia Laddomada, ha salutato e ringraziato i presenti, in particolare il dott. Cristella per la sua disponibilità nei confronti dell’Associazione. Ha subito precisato che l’Università non ha come obiettivo l’organizzazione di corsi; “il paese é pieno di corsi, organizzati da associazioni, parrocchie, enti sociali”.Lo scopo é la promozione culturale, attraverso percorsi disciplinari, aperti ad ogni settore del sapere, con la speranza di coinvolgere studiosi ed educatori pronti ad offrire le proprie competenze e la propria cultura al servizio della comunità. L’ Associazione di volontariato Minerva si occupa dei ragazzi fino alle scuole elementari, ed offre loro momenti ludici, laboratori, escursioni, feste con famiglie, e assistenza ai compiti scolastici. Agli adulti si propone di offrire momenti di socializzazione coniugati con la condivisione di conoscenze culturali. Nel corso della serata sono state lette alcune poesie dei poeti Nunzio Tria e Giacomo Salvemini. Il dott. Michele Cristella, presidente dell’Università territoriale di educazione permanente di Laterza, nonché giornalista professionista di grande valenza culturale della provincia ionica, ha tenuto la sua relazione “L’esperienza di una Università popolare nel territorio”. Cristella ha iniziato ricordando quando “Silvia raccontava sul Corriere del giorno i fatti di Crispiano ed io li titolavo e impaginavo. Spesso mi chiedevo come una professoressa, a sera, talvolta anche a tarda sera, con la testa ingombra delle baraonde studentesche, avesse ancora la lucidità di scrivere un articolo compiuto e preciso. Poi conobbi il marito Michele e seppi che la espressiva e felice definizione di Crispiano come fosse sua e in me lo ammirai perché egli non aveva chiesto i diritti d’autore, né se ne vantava”. Nel merito della relazione ha detto che: “l’associazione che presiedo si chiama Utep (Università territoriale per l’educazione permanente) ed è un filone della Cgil, ma apolitica, pensata 30 anni fa dal segretario Bruno Trentin, che aveva visto in anticipo la situazione d’oggi, in cui gli anziani sarebbero diventati più numerosi dei giovani, con molto tempo libero, molta efficienza e la testa pensante. Allora vigeva una eloquente immagine circa gli anziani: dare sì più anni alla vita, ma soprattutto più vita agli anni. Gli anni della vita sono aumentati grazie all’igiene, alla medicina, all’istruzione, alla consapevolezza dello scorrere del tempo e alla molteplicità degli interessi. Ed oggi ci troviamo un’anzianità che non è vecchiaia. Potremmo dire che è un’adultità più saggia, quindi più lungimirante e più prudente, che sta a suo agio fin negli ottanta. Per usare una distinzione latina: abbiamo saltato la senectus, cioè la vecchiaia consapevole, per entrare poi nella vetustas, quando ci sorprenderà una qualche inabilità. E dunque questi anziani siamo una forza sociale. Fino a qualche tempo fa l’anziano aveva un rispetto sacrale, gli si riconosceva la sapienza dell’esperienza. Poi, quando il divario generazionale divenne molto ampio, è stato trattato da residuato. Ora, però, l’anziano, non solo in Italia, è latore di due poteri decisivi: lucidità mentale e soldi, entrambi indispensabili perché gli odierni adulti sono frastornati dal consumismo e perché per i giovani il soldo è insufficiente rispetto alle offerte per una vita beata, ai tempi della giovinezza di molti di noi, da vitelloni. Quindi oggi il mestiere principale degli anziani è quello di baby sitter e finanziatori dei nipoti adolescenti e spesso ancora di figli. Molti frequentano i social, cioè sono al passo con i tempi. Molti ex artigiani continuano a lavorare. E così molti liberi professionisti. Siamo, noi anziani, una risorsa, anzi una miniera da cui la società può attingere tutto l’occorrente”. “Ma…ma – ha osservato Cristella – non dobbiamo estraniarci, e farci estraniare, nel nostro piccolo giardino. I nostri muscoli, il principale dei quali è il cervello, rallentano; occorre, quindi tenerli in costante allenamento. Con passeggiate, fisiche e mentali, nelle strade e con la comprensione degli eventi piccoli e grandi. È facile camminare nel nostro paesello, ma oggi anche il mondo è un villaggio, chiamato globale da Marshall McLuhan, studioso delle comunicazioni di massa. E, vi dirò, lo era anche prima, quando uno scrittore latino, Rutilio Namanziano, disse che Roma aveva trasformato in mondo ciò che prima era una città”. Il relatore che era accompagnato dal poeta Nunzio Tria, attuale tutor del gruppo teatro – ha poi illustato l’esperienza dell’associazione che presiede da sei anni, e che quest’anno festeggia il suo 18 anno. “Un’associazione che raggiunga questo traguardo è un’associazione in ottima salute, e di lungo avvenire- ha detto Cristella, aggiungendo – l’associazione deve darsi una sua propria dirigenza: presidenza e vice presidenza, direttore dei corsi, chi coordini le lezioni, tesoriere, consiglieri, fatta di volontari per lo più pregati di dedicare il loro tempo all’associazione. E, se possibile, un mecenate, oggi detto sponsor, noi ne abbiamo uno, alquanto generoso. È molto importante la corresponsabilizzazione nello svolgimento dei compiti di ciascuno. La linea guida dev’essere che tutta la dirigenza deve saper fare tutto, in modo da non avere vuoti di gestione. Ed ecco le lezioni. Dal lunedì al venerdì, cinque giorni a settimana, ci riuniamo ogni pomeriggio per tre ore e abbiamo a disposizione 15 materie guidate da professionisti in pensione o in attività e da tre gentili signore, un’avvocatessa, un architetto e una giornalista. Due attività, diciamo così, sono leggere: ballo e attività motoria; due sono artistiche: canto e teatro; quest’estate abbiamo rappresentato in musical e in abiti di scena, una celeberrima commedia dell’antichità, Lisistrata, di Aristofane, che narrava lo sciopero dell’amore da parte delle donne contro i mariti sempre in guerra fra loro, mentre il letto restava vuoto. Per i canti andiamo dal coro del Nabucco, alle canzoni popolari dei nostri avi. E poi abbiamo letteratura e storia, lettura, storia delle parole, quindi dell’evoluzione del costume, medicina spiegata, storia del diritto e delle religioni, storia del territorio e dei suoi monumenti, geografia visiva, informatica e découpage, un mix di scultura e pittura e abilità manuali, con me, giornalista, spiegazione e conversazione dell’attualità e un giornalino. Sono tutte materie di conversazione, fra docenti e discenti e di abilità per gli allievi”. “Il valore della conversazione aperta – sottolinea il relatore – l’ha definito meglio di tutti San Tommaso d’Aquino: circulus et calamus fecerunt me doctorem, cioè lo studio e la conversazione mi hanno fatto dottore. E le nostre associazioni hanno un di più della conversazione: hanno la possibilità di stare insieme in aula, a cena, in un pullman e in luoghi sconosciuti: usiamo le cene prefestive, per festeggiare come famiglia allargata, ma molto allargata, un evento sociale e religioso e usiamo il turismo didattico, anche questo con pranzo insieme. Natale, Pasqua e chiusura d’anno vengono festeggiati con dolciumi fatti in casa, e anche qualche limoncello casalingo. E compleanni e onomastici con una guantiera di dolcetti e due o tre bottiglie di spumante. E per l’8 marzo le nostre docenti ci raccontano di donne benefattrici dell’umanità. Mi piace ricordare due nostri momenti-clou: il 18 compleanno dell’Associazione, festa e pienone; e l’incontro con il vescovo di Castellaneta, Claudio Maniago: oggi, ormai, soltanto i vescovi sono i dirigenti sociali in grado di assolvere con dignità al loro compito. Nulla lega persone estranee fra loro più del condividere spazi e necessità, legame che si trasforma in amicizia e in solidarietà fra i soci e dei soci verso il resto del paese e del paese che si gloria della nostra presenza”. “Nell’avviarmi alla conclusione una confessione – ha dichiarato Cristella – queste parole devono molto all’antica dea alla quale avete voluto dedicare la vostra associazione: Minerva, la dea con la lancia, cioè il sapere non con, ma come arma. Il sapere come capacità di scelta e come dissuasione, difesa inespugnabile per i troppi ciarlatani in circolazione. Qualche settimana fa ho concluso la mia prolusione all’inaugurazione del 19° anno della nostra Utep con questo pensiero: Il nostro stare insieme è un dono ricambiato: noi dobbiamo essere orgogliosi e gelosi del nostro stare insieme perché siamo tutti debitori di tutti: ciascuno di noi dà uno, cioè se stesso, e riceve 50, cioè la conoscenza e l’amicizia di tutti gli altri. Questo pensiero sembra la scoperta dell’acqua calda, è un pensiero semplice e visibile, iconico dicono quelli che parlano difficile. E in ciò consiste la sua profondità. È sì un pensiero semplice, ma io ho impiegato sei anni di presidenza, cioè di immedesimazione con l’associazione, per vederlo e definirlo. E goderne. L’associazione, dunque, circolarità del dono”.
M.A.