4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, una data importante per l’Italia: vince una guerra, ma perde tanti valorosi italiani (680mila Caduti), oltre un milione di feriti e 600mila prigionieri. Sono trascorsi 100 anni, ogni anno si è “festeggiata” questa ricorrenza, auspicando il non ripetersi di simili tragedie, purtroppo rivissute in modo ancora più tragico appena nel quarto di secolo successivo, con la seconda guerra mondiale. Due conflitti mondiali durante i quali oltre 100 valorosi concittadini sono caduti sui campi di battaglia. A Crispiano, quindi, nel 1918, si vivevano le giornate di lutto, pur nel clima di festa di una guerra finita e per di più vinta, quando finalmente giunse, dopo 30 anni di lotta e di pratiche burocratiche, il regio decreto dell’autonomia comunale datato 14 novembre 1919, n. 2430. L’ 8 novembre dell’anno successivo si insediò il nuovo Consiglio comunale di Crispiano, con 20 consiglieri eletti il 24 ottobre precedente. Il 15 novembre del 1920 entrò in funzione la giunta, formata dal sindaco Pasquale Mancini e dagli assessori avv. Pignatelli Giuseppe, Ricci Francesco, Bruno Giuseppe Pietro, Sibilla Francesco e da Liuzzi Paolo e Franco Vito, supplenti. Il Sindaco – si legge nei documenti d’archivio – “ si augura che i componenti la 1^ civica amministrazione di Crispiano sappiano preparare il paese al grande avvenire, che l’attende, di ambita stazione climatica, e quello che il Commissario prefettizio si augurò, di vedere il nuovo comune, fra non molto passar di tempo, primo tra i comuni della nostra grande Madre Italia tra il plauso di nostra gente, inneggiante ai fautori dell’autonomia”.
Nel prezioso opuscolo di Pasquale Mancini, al termine del resoconto di “Quanto la prima amministrazione del nuovo Comune di Crispiano ha fatto per la rinascita del paese”, viene ricordata l’inaugurazione del Viale delle Ricordanze e delle Mostre per lo sviluppo dell’attuale Crispiano, nel suo primo secolo e quarto di vita 1794 – 1919, e dell’attività della prima Civica Amministrazione, sessennio 1920 – 1926”, ed in particolare si legge: “Ad assolvere il debito verso i caduti nella grande guerra, caduti sul campo della gloria, il 4 agosto 1926 venne eseguita dal M.R. Mons. Caforio la benedizione del viale delle Ricordanze, e il dì 11 novembre dello stesso anno fu benedetta la prima pietra della fondazione dell’Ara votiva”. Non solo, con deliberazione del 3 maggio del 1934 del Commissario Prefettizio Cav. Raffaele Tancorra veniva “dedicata l’antica Chiesa di S. Maria posta nel Vallone di Crispiano, quale Cappella Votiva, ai Caduti in guerra e di affidare la cura della stessa Chiesa alle associazioni locali delle Famiglie dei Caduti in guerra e dei Combattenti”, disponendo anche, con un mutuo, un contributo di lire mille “a restauri ultimati”.
Tutto questo per invitare l’ Amministrazione in carica, capeggiata da Luca Lopomo, che ha avuto l’onore e l’onere di celebrare un avvenimento storico importante per il paese, ad impegnare le proprie forze, pur prive di sostegno economico, per favorire gli organismi coinvolti nel programma di iniziative, che si concluderanno il 14 novembre 2019 e di privilegiare il ricordo di quanti si sono adoperati per l’autonomia comunale, la documentazione riguardante la nostra storia, in primis l’archivio storico che va salvaguardato, aggiornato e messo a disposizione degli studiosi e delle scuole, il coinvolgimento delle università di Lecce e di Taranto e di Amsterdam per gli studi effettuati sul territorio, la Soprintendenza archeologica e il recupero e la valorizzazione di beni artistici e monumentali del paese, compresi quelli presenti nelle masserie.
Crispiano di oggi, nata tra le macerie delle guerre e sopravvissuta alla fame della prima metà del secolo scorso, si presenta ricca di storia, di risorse umane preziose e di valori socio-economici significativi, deve adoperarsi per lasciare al futuro testimonianze, scritte e patrimoniali, di ulteriori progressi civili, culturali e artistici, per giungere all’appuntamento del bicentenario, con la medesima dignità e riconoscenza dei nostri padri autonomisti.
Michele Annese